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Mercoledì 03 Luglio 2024
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GREEN BOOK
Commedia
di Peter Farrelly
con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne
130 minuti - USA 2018

Con cinque importanti candidature (miglior film, attore, attore non protagonista, sceneggiatura originale e montaggio), Green Book di Peter Farrelly è ancora uno dei favoriti ai prossimi Oscar 2019. Anche se, va detto, fino a pochi mesi fa le chance del film con Viggo Mortensen e Mahershala Ali erano decisamente migliori, perché nel frattempo ci sono state almeno tre controversie legate al film (una parola razzista di troppo, un tweet contro i musulmani e un vecchio scandalo sessuale) che hanno inevitabilmente influenzato l'Academy. Ma in questa recensione di Green Book non parleremo, e di certo non terremo conto, di nulla del genere. Preferiamo piuttosto esaltare i tanti pregi di una pellicola sempre in perfetto equilibro tra commedia e film di forte valenza politica e sociale, forte di una sceneggiatura ed una regia in grado di raccontare con leggerezza, ma anche profondità, il tema del razzismo negli Stati Uniti degli anni '60 ma anche le tante difficoltà che un certo tipo di America ha, ancora oggi, nell'accettare le diversità e nel superare i pregiudizi. Pubblicata per oltre decenni e fino a metà degli anni '60, The Negro Motorist Green Book era una speciale guida che permetteva agli uomini di colore in viaggio per gli Stati Uniti di trovare locali e motel a loro adatti, e di conoscere invece quali erano ad esclusivo uso dei bianchi. Questo piccolo libro verde viene regalato al buttafuori italoamericano Frank "Tony Lip" Vallelonga nel momento in cui accetta l'incarico di fare da autista al pianista di colore Don "Doc" Shirley, un artista talentuoso e coraggioso che ha deciso di suonare in un tour molto speciale nel Mid-West e nel Sud degli USA. È così che ha inizio la trama di Green Book, ma anche un'amicizia speciale che durerà per decenni. Non è certo un caso, quindi, che tra gli autori della sceneggiatura del film ci sia Nick Vallelonga, figlio del personaggio interpretato da Mortensen, uno dei testimoni diretti di questa amicizia vera, una di quelle storie che sembrano fatte davvero per diventare un film. E che film! Perché, al netto forse solo di un finale giusto un po' troppo telefonato e retorico, Green Book davvero riesce ad entusiasmare come sempre più raramente accade, soprattutto per un film che per gran parte della sua durata è molto sbilanciato verso la commedia. Eppure è proprio sfruttando le capacità del suo regista nei momenti più divertenti (lo ricordate in coppia col fratello per Tutti pazzi per Mary?), che il film riesce a costruire un'intesa pressoché perfetta non solo tra i due protagonisti, ma anche tra lo spettatore e questa strana coppia più unica che rara. La sceneggiatura riesce a portare avanti perfettamente entrambi i personaggi e a renderci partecipi dei loro problemi e dei loro disagi, ma al tempo stesso ci mostra anche come errori e pregiudizi siano non solo insiti nella società stessa, ma in entrambi i mondi raccontati dal film, senza poi troppe differenze. Non c'è giusto o sbagliato, ma solo diverso, e questo il film riesce a spiegarlo meglio di tante altre opere che pure trattano lo stesso argomento, e lo fa facendoci ridere ed emozionare con una naturalezza ed una semplicità davvero sorprendente. Gran parte del merito, ovviamente, va anche al cast di Green Book: Mahershala Ali è ormai una vera e propria certezza (guardate True Detective 3 se ancora avete dubbi) e il suo Doc Shirley è un personaggio splendido proprio grazie al misto di fragilità e determinazione che riesce a far emergere. Ma in fondo Ali il suo Oscar lo ha già vinto due anni fa e un'eventuale altra statuetta non sarebbe così necessaria. Viggo Mortensen invece non è mai stato così bravo come in questo film, e tanto questa performance che l'intera carriera (in continua crescita) meriterebbe davvero di essere celebrata e finalmente anche riconociuta dall'Academy. Anche perché in Green Book il buon Viggo non è solo ingrassato di oltre 20 kg, ma è riuscito a fare suo lo spirito e la lingua italoamericana à la Sopranos (il vero Tony Lip recitò davvero nella serie HBO così come in tanti altri film a tema mafioso), e per questo molto rozzo e volgare, senza per questo perdere nulla del fascino e del carisma che hanno caratterizzato i suoi ruoli precedenti. Perché Green Book è soprattutto questo, un viaggio insieme a due amici che non vorresti abbandonare mai.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
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