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GENITORI
Documentario
di Alberto Fasulo
con Anna Pecci, Antonella Sorgon, Caterina Lenarduzzi, Dolores Demarteau, Federica Celant
82 minuti - Italia 2015

A volte, riferendosi a un film, si abusa dell'aggettivo 'necessario', ma difficilmente viene in mente un'opera più necessaria di Genitori, documentario di Alberto Fasulo presentato in prima mondiale fuori concorso a Locarno. Il regista friulano, già autore di Rumore Bianco e Tir, si mette in gioco sfruttando il suo talento per ampliare il ventaglio delle funzioni del cinema del reale. Genitori è un lavoro apparentemente semplice e immediato nella costruzione, ma rappresenta uno degli esempi più felici di fusione tra componente artistica, educativa e divulgativa. Il documentario nasce dall'ingresso del regista e della sua telecamera nel gruppo di autosostegno di San Vito al Tagliamento 'Vivere insieme'. L'associazione raccoglie i genitori di figli disabili, uomini e donne che si confrontano quotidianamente con le difficoltà di crescere individui non autonomi mentalmente o fisicamente, ma anche genitori di figli deceduti da anni che continuano a frequentare il gruppo e, in alcuni casi, fratelli o sorelle di disabili. Alberto Fasulo si accosta al gruppo in punta di piedi realizzando una pellicola che infrange tabù e suscita domande. Il primo merito di Genitori è quello di toccare argomenti delicati di cui non si parla mai né al cinema né tanto meno in televisione. La società tace sulle reali problematiche che affrontano i diversamente abili, sui bisogni, aspirazioni e desideri che condividono con chiunque altro. Così, tra i temi affrontati dai genitori di Vivere insieme vi è quello della sessualità dei loro figli. Alcuni di loro sono riusciti a emanciparsi, addirittura a vivere una situazione di coppia felice, ma per la maggior parte di loro questa possibilità è fuori discussione a causa dei problemi di salute, ma anche per via della mentalità di alcuni genitori, spaventati dal rischio che i loro figli, e soprattutto le figlie, vengano privati della dignità e usati come oggetti di piacere. Nei dibattiti che si svolgono alla presenza di uno psicologo, madri e padri confessano le proprie paure e speranze, chiedono consigli e discutono quando le opinioni divergono. I temi su cui vertono i dibattiti non riguardano solo i problemi dei figli, la loro indipendenza e il loro futuro, ma anche e soprattutto le insicurezze dei genitori, la stanchezza, la sfiducia nelle autorità, il dolore nel dover venire a patti con la malattia dei propri cari e la sofferenza nel lasciarli andare. Se si escludono l'incipit e la conclusione, Genitori si svolge nel corso di un maxi incontro del gruppo di ascolto nato da un collage di sedute diverse. Alberto Fasulo rinuncia a tutti quegli elementi che potrebbero distrarre l'attenzione dello spettatore dalle parole dei partecipanti al gruppo per dare il giusto peso a queste madri e a questi padri. Lo sguardo indiscreto dell'obiettivo si fa invisibile di fronte al candore dei personaggi, alla sincerità con cui condividono i loro drammi e in alcuni casi li stimola addirittura ad aprirsi in confessioni personali. Con grande intelligenza, Fasulo evita di mostrare i figli di queste persone intuendo che, con la loro presenza, il film prenderebbe tutta un'altra piega, normalizzandosi e rischiando di diventare ricattatorio. Pur costruito tassello dopo tassello, in un processo di avvicinamenti ai personaggi durato cinque anni, Genitori è dotato di un'immediatezza e di una spontaneità che ne rappresentano la forza dirompente. La sensibilità del regista si rivela proprio nella sua capacità di accostarsi a queste madri e a questi padri mantenendone intatta tutta la loro verità e imprimendo al suo lavoro una spinta comunicativa che informa, sconvolge e fa riflettere gli spettatori. Innovativo nella sua asciuttezza, Genitori è uno dei documentari più significativi prodotti negli ultimi anni perché affronta il tema della disabilità da un punto di vista inedito dando voce a chi finora non l'ha mai avuta. Il film 'umanizza' la malattia e riaccende il dibattito catturando l'attenzione anche di coloro che non sono direttamente coinvolti grazie alla sua forza emotiva. Per tutti queste ragioni l'auspicio è che, al momento dell'arrivo in sala, previsto per ottobre/novembre, il film sia visto dalla maggior quantità di pubblico possibile.
Valentina D'Amico (Movieplayer.it)
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