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IRRATIONAL MAN
Commedia/Noir
di Woody Allen
con Jamie Blackley, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Emma Stone, Meredith Hagner
96 minuti - USA 2015

Nonostante negli ultimi anni abbia conquistato i botteghini internazionali ed un Oscar con Midnight in Paris, e abbia convinto gran parte della critica con Blue Jasmine (più un'altra prestigiosa statuetta per la protagonista Cate Blanchett), la popolarità di Woody Allen anche tra i cinefili è probabilmente ai minimi storici. Solo pochi mesi fa, il recente e deludente Magic In The Moonlight ha per l'ennesima volta tradito la speranza dei fan di vecchia data di poter finalmente riavere indietro uno dei maestri della commedia americana, ma anzi ha confermato che anche attori talentuosi e amatissimi come Colin Firth o Emma Stone non posso risollevare dei progetti che sembrano svogliati e poco riusciti già in partenza. D'altronde solo poche ore fa lo stesso Allen, da Cannes, ha confermato che ormai scrive e gira nuovi film semplicemente perché "non trova un escamotage migliore per sfuggire alla noia quotidiana". Sia chiaro però che il motivo di questa premessa pessimista e sfiduciata non è conseguenza dell'ennesima delusione, tutt'altro, perché questo Irrational Man - presentato fuori concorso alla 68esima edizione del festival francese - è per fortuna molto lontano dall'inutile opera precedente. Il nuovo film parte però in modo talmente fiacco e poco ispirato che per la prima mezz'ora sembra davvero lecito pensare alla fase finale di un regista (quasi ottantenne, ricordiamolo) che davvero non ha più nulla da aggiungere e che sembra davvero aver perso tutto del suo smalto, soprattutto quello più propriamente comico. Per fortuna, come già anticipato, non è questo (ancora?) il caso, perché superata la parte più puramente introduttiva che racconta dell'incontro dei due personaggi principali - Abe Lucas, un professore di filosofia nichilista e in crisi (Joaquin Phoenix) e Jill, una giovane studentessa brillante e romantica (Emma Stone, al secondo film consecutivo con il regista) - nella sceneggiatura si inserisce un improvviso twist che cambia non solo il tono del film stesso, che passa così senza alcun preavviso da una commedia romantica ad una dark comedy, ma dà il via ad una vera e propria trasformazione anche del suo protagonista maschile. Il virare bruscamente sul drama permette ad Allen di raccontare personaggi e situazioni ben più interessanti e, paradossalmente, forse ben più vicine ormai a quella che è la sua (nuova) filosofia: se per il personaggio di Abe la filosofia teorica non è altro che "masturbazione verbale", quello che realmente gli interessa è l'applicazione pratica di tutti quei discorsi che per decenni ha discusso e analizzato senza mai alcun risultato pratico, o alcuna conseguenza, sfociando così nella completa apatia. Così come Abe sembra rinascere nel momento in cui gli ronza nel cervello l'idea di mettersi in gioco personalmente, di non essere semplicemente uno spettatore in quella partita che è la vita, lo stesso vale per Woody Allen che sembra avere davvero una marcia in più quando può allontanarsi dal terreno fin troppo familiare e ritrito della commedia e riavvicinarsi a quello comunque già battuto del "crime" con cui aveva ottenuto ottimi risultati per esempio con Match Point e Crimini e misfatti: questo Irrational Man è comunque lontano da quel tipo di eccellenza, ma è quantomeno interessante sottolineare non solo le similitudini ma anche il rovesciamento ideologico che sembra suggerire il finale, rispetto non solo ai già citati film precedenti ma anche decenni di suggestioni e riflessioni dostoevskiane. Che l'uomo irrazionale del titolo sia ormai proprio Woody Allen stesso? Non per questo i problemi del film sono tutti magicamente risolti: trattandosi di una commedia di Woody Allen non si può fare a meno che notare che sono soprattutto le sue sagaci battute di una volta a scarseggiare, mentre quelle (poche) volte che si ride è più per la bravura degli interpreti o di alcune ispirate scelte di regia che per dialoghi particolarmente memorabili. Ma finché alla mancanza di grandi intuizioni comiche si continueranno a sostituire queste riflessioni d'autore, vorrà dire che ci sarà ancora spazio nel cinema che conta per Woody Allen, anche se per lui si tratterà semplicemente di un rimedio contro la noia.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
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