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Mercoledì 03 Luglio 2024
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TRASH
Avventura/Drammatico
di Stephen Daldry
con Rickson Tevez, Eduardo Luis, Gabrielle Weinstein, Martin Sheen, Rooney Mara
114 minuti - Gran Bretagna, Brasile, Germania 2014

In una città brasiliana, tre ragazzini, Gabriel, Raphael e Gardo, vivono lavorando nella grande discarica. E' un lavoro improbo, il loro, che li mette quotidianamente in contatto con la bruttezza, con quei rifiuti che vengono gettati senza pensarci troppo su. Un giorno Raphael trova tra l'immondizia qualcosa che lo incuriosisce, un portafoglio pieno di soldi. Lo svuota accuratamente, dividendo il bottino con i suoi amici, e per qualche motivo decide di conservarlo ugualmente. L'arrivo della polizia che cerca in tutti i modi di recuperare quell'oggetto, spinge i tre a pensare che sia qualcosa di molto prezioso racchiuso in esso. Ed è la verità. Lì, infatti, sono nascosti dei codici che, decrittati nella maniera giusta, rivelerebbero le malefatte di un potente politico locale, Santos, un uomo abituato a trattare la cosa pubblica come fosse cosa privata, supportato in questo da una polizia corrotta e sempre in vendita al migliore offerente. Per Gabriel, Raphael e Gardo inizia una titanica lotta per la sopravvivenza e la conquista di una giustizia vera, in cui sono le vittime più deboli. E coraggiose. Sono tanti i motivi di interesse che spingono a vedere con curiosità il nuovo lavoro di Stephen Daldry, Trash, presentato nella sezione Gala della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. In primo luogo il fatto che la pellicola, pur avendo un impianto chiaramente mainstream, ci appaia come una produzione brasiliana a tutti gli effetti; sensazione confermata dalla presenza tra i produttori esecutivi di Fernando Meirelles. In secondo luogo il racconto di una certa deriva sociale, narrata attraverso lo sguardo di tre giovani protagonisti, a loro volta alle prese con il naturale percorso di crescita che si trova ad attraversare un adolescente. Infine la presenza di uno sceneggiatore talentuoso come Richard Curtis, autore di alcune tra le più divertenti commedie degli ultimi anni, qui impegnato nel lavoro di adattamento del romanzo di Andrew Mulligan. Si tratta di elementi che non sempre si combinano alla perfezione nel film di Daldry, ma che mantengono la propria forza fino in fondo, pur con qualche imprecisione. Trash infatti non è un'opera completamente compiuta, anzi in certi momenti sembra quasi "impersonale", come il contributo delle due stelle di Hollywood assoldate, Rooney Mara e Martin Sheen; eppure possiede una luce che in qualche modo lo riscatta. E la luce in questione è la presenza magnetica e trascinante di un terzetto di attori coi fiocchi, i debuttanti assoluti da Rickson Tevez, Eduardo Luis e Gabriel Weinstein, capaci di tenere sulle proprie spalle il peso di un film insidioso, facilmente identificabile come prodotto falso e ricattatorio. In questo senso è la mano di Daldry a evitare il rischio. Nella cinematografia del regista britannico, infatti, il racconto dell'infanzia e della pre adolescenza è un tema centrale. Billy Elliot, ragazzino alla ricerca di una propria identità, innamorato della danza, è la prima figura di ragazzino ribelle che riesce ad imporre la propria volontà ad un padre testardo, trovando il suo spazio nel mondo. Poi è arrivato il problematico protagonista di The Reader - A voce alta, una giovane in procinto di sbocciare e diventato uomo nel rapporto con una donna più grande. Infine, l'Oskar di Molto forte, incredibilmente vicino, ricostruisce il filo spezzato del rapporto col papà, morto durante l'attentato alle Twin Towers, facendo appello a tutta la potenza della sua fantasia. E' un filo rosso, questo, che in qualche modo lega i differenti tasselli della storia artistica di Daldry, fino a quest'ultimo exploit. Violenza, corruzione, brutalità, la società brasiliana raccontata nel cinema degli anni 2000 (con La Città Di Dio - City Of God e Tropa de Elite - Gli squadroni della morte ad esempio) non è mai stata così brutta e deprimente; è un mondo in cui non sembra possibile nessuna aspirazione alla giustizia, dove prevale la legge del più forte. In questo contesto così amaro, Daldry imbastisce una vera e propria favola. Si potrà obiettare che risolva troppo semplicisticamente degli snodi narrativi che avrebbero meritato un approfondimento maggiore, e in verità la sceneggiatura di Curtis, pur esemplare nel suo sviluppo, non chiude sempre in maniera ottimale, lasciando in sospeso troppi discorsi, ciononostante la struttura dichiaratamente fiabesca, con i tre protagonisti che si fanno spazio con forza in un mondo di orchi, contribuisce a bilanciare la mancanza di un pizzico di coraggio in più, magari nel dirci qualcosa in più di questo orribile burattinaio, protetto nel suo splendido isolamento. Daldry e Curtis scelgono di stare dalla parte dei ragazzi e lo fanno con studiata partigianeria, consci che il film appartenga soprattutto a loro e coincida in tutto e per tutto con la loro crescita. "Fioriscono" ha detto il regista ed è un verbo quanto mai azzeccato per la questione. E se può sembrare ingenuo che tre bambini si imbarchino in un'avventura più grande di loro solo "perché è giusto", diciamo che vorremmo fosse sempre così nella vita reale. E a chi fosse preoccupato che il cinema si fa con altro spirito, rispondiamo che Daldry sa farci appassionare con le sequenze d'azione, girate con grande senso del ritmo e con la capacità, affatto casuale, di lavorare con attori di giovane età.
Francesca Fiorentino (Movieplayer.it)
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