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Mercoledì 03 Luglio 2024
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WE WANT SEX
Drammatico
di Nigel Cole
con Miranda Richardson, Sally Hawkins, Bob Hoskins, Rosamund Pike
113 minuti - Gran Bretagna '10

Sembrava lotta di classe, invece era guerra dei sessi. Proprio così, solo che quella volta non si combatteva in casa ma in fabbrica (che poi era "la" fabbrica: la Ford). E a battersi per ottenere pari diritti e compenso era un pugno di operaie giovani, agguerrite, incredibilmente unite. Ma soprattutto abbastanza inesperte da infischiarsene della politica e di stratege sindacali. Dunque destinate, oggi sembra incredibile, alla vittoria. Il tutto nel fatidico 1968, che in Inghilterra evidentemente fu tutta un'altra cosa. Applaudito poche settimane fa al festival di Roma sotto il titolo furbacchione di We Want Sex (in originale si chiamava Made in Dagenham, che non fa venire esattamente l'acquolina in bocca), il nuovo film diretto dal regista di Calendar Girls e L'erba di Grace, Nigel Cole, è un perfetto esenpio di quelle commedie sociali nei quai gli inglesi sono maestri (ma per favore lasciamo in pace Ken Loach, che ha ben altre ambizioni). La formula è collaudata. Prendi un gruppo colorito e decisamente, orgogliosamente minoritario (disoccupati, pensionati, emigranti). Cucigli adosso una vicenda di lotta e riscatto, meglio se vera. Scegli attori (qui attrici) irresistibili, che nel Regno Unito non sono certo una rarità, e il gioco è fatto. Le operaie toste e simpatiche di We Want Sex hanno il merito supplementare di essere guidate dalla carismatica Sally Hawkins, un metro e mezzo di grinta e dolcezza che riesce a fare la guerra in fabbrica senza neanche mandare a rotoli la famiglia. Conquistandosi per giunta le simpatie di una ministra, l'unica che capisce cosa passa per la testa di quelle operaie confinate nell'ala più fatiscente della fabbrica e decise a ottenere parità salariale, cosa assolutamente inaudita all'epoca (Miranda Richardson con chioma alla Thatcher, ma il personaggio che interpreta si chiamava Barbara Castle). Per poi conquistare alla causa, potenza della solidarietà femminile, perfino la moglie del grande capo, che da brillante laureata, ingioiellata e frustrata (serve gli aperitivi al maritino) scavalca d'un balzo le rigide differenze di classe britanniche per portare conforto alle operaie in sciopero. Tanto da andare a trovare la leader nella sua casa di ringhiera, prestandole perfino un tailleurino rosa di Biba, nome mitico di quegli anni, per non sfigurare con la ministra. Naturalmente ogni licenza è permessa: We Want Sex (il titolo nasce da uno striscione srotolato a metà) non è un documentario, anche se sui titoli di coda sfilano le vere operaie, ieri e oggi (ed erano molto meno allegre delle loro interpreti). L'essenziale è non dimenticare mai lo sguardo maschile, nelle sue varie declinazioni, su quella lotta e sul mondo che svela. E un film che affida il lato migliore di quello sguardo a Bob Hoskins, il delegato sindacale incantato dal coraggio e dalla faccia tosta delle sue colleghe, è un film che si fa amare da tutti. Senza distinzioni di sesso e di età.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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