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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LA BELLEZZA DEL SOMARO
Commedia
di Sergio Castellitto
con Barbara Bobulova, Sergio Castellitto, Laura Morante
107 minuti - Italia 2010

È probabile che Amélie Nothomb abbia ragione: nulla può essere più horror che ritrovarsi a passare un fine settimana nella casa di campagna degli amici, e a questa pericolosa circostanza la scrittrice ha dedicato un racconto. Sergio Castellitto e sua moglie Margaret Mazzantini devono aver subìto simili sfiancanti inviti, e ne hanno fatto un film: lui lo ha diretto e interpretato, lei lo ha scritto, il figlio diciottenne Pietro, attore per ora dilettante, ci ha messo una gentile aria scontrosa, mentre un misterioso asinello solitario sullo sfondo della meravigliosa Val d' Orcia, gli ha dato un bel titolo, La bellezza del somaro. Nel casolare provvisto di piscina, rusticamente ristrutturato dall' architetto Marcello, per festeggiare i suoi cinquant' anni arrivano gli amici coetanei, con i loro carichi di problemi, nervosismi, nostalgie, solitudini, affollamenti, delusioni. Di questa coralità in vacanza, Castellitto si serve per accumulare con ironica serietà, pensieri e situazioni contemporanee: le coppie che paiono perfette e sono invece più o meno sfaldate, che a letto leggono e non si sfiorano, bandendo ogni reciproca seduzione, i mariti che si dichiarano fedelissimi anche se hanno una giovane amante innamorata che poi lasciano senza problemi, i genitori succubi dei figli adolescenti di cui non riescono a saper nulla e che temono per la loro estraneità, i figli, insicuri, che si chiudono nei loro riti di gruppo, che provocano i genitori e rimproverano loro distrazione, egoismi, ideologie, fallimenti. Su questi cinquantenni giovanilisti incombe il terrore di invecchiare, lo spettro dell' esclusione della vecchiaia. Quando la diciassettenne Rosa (da Luxemburg, siamo tra borghesi colti che erano di sinistra e adesso non sanno di che, e si limitano a qualche stanca invettiva anti-B...) annuncia di avere un innamorato un po' irregolare, mamma Marina, psicologa sovraeccitata (Laura Morante)e papà Marcello sovrastupefatto dietro gli occhialoni (Castellitto), sono pronti ad accettare, per sensi di colpa e democratica eleganza, sia il ragazzone con enorme serpente al collo che il negretto semirasta e malmostoso: ma non un vecchio, un settantenne, sia pur professore, con i capelli bianchi e l' andatura cauta. Sarà, da parte degli autori, un richiamo "politico" alla desolazione di moltitudini di minorenni che oggi accorrono alla corte di un ultrasettantenne un po' acciaccato ma di imperioso potere? L' Armando del film è invece raccontato come uno di quei vecchi, nella realtà anche centenari, che vengono continuamente festeggiati per i loro intoccati anche se spesso astiosi talenti, e alimentano inchieste stupefatte e ammirate di vegliardi. Il personaggio sarebbe di maniera, troppo filosofico, troppo sereno, capace di far partorire le capre e innamorare ogni donna, se non lo interpretasse Enzo Jannacci, che dandogli il suo tocco stralunato anni ' 70, lo rende il più interessante di un film intelligente, che scarta l' ovvia comicità per tentare la strada difficile e rara del surreale.
Natalia Aspesi (La Repubblica)
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