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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LOURDES
Drammatico
di Jessica Hausner
con Sylvie Testud, Bruno Todeschini, Léa Seydoux
99 minuti - Austria, Francia, Germania '09

Il santuario di Lourdes visto come un luogo terreno, dunque sottomesso a tutte le leggi che governano gli uomini, il potere, il denaro, i buoni e i cattivi sentimenti, senza per questo negare la fede e la speranza che muovono ogni anno milioni di pellegrini. La massima fabbrica di miracoli del mondo cattolico osservata con occhio distaccato, pungente, perfino divertito, ma senza cedere alla facile dissacrazione, per fare luce sulle dinamiche che la attraversano grazie a un pugno di personaggi pieni di umanità. Un film buffo e insieme solenne, «fra Dreyer e Tati» dice la sua autrice, che evoca anche Bunuel («Sono ateo, grazie a Dio») per l'intelligenza con cui scavalca le domande ingombranti per cogliere quanto quel mondo rivela, miracoli o meno, su ognuno di noi. Se un buon film si riconosce dalla chiarezza dei mezzi espressivi e dalla precisione con cui li usa, Lourdes è addirittura esemplare. Come altri importanti registi austriaci, Michael Haneke o Ulrich Seidl, Jessica Hausner lavora infatti su mondi chiusi e ben definiti entro cui operano personaggi tanto riconoscibili quanto ambigui. Al centro c'è Christine, la giovane in sedia a rotelle giunta a Lourdes senza credere troppo nei miracoli, ma decisa a spezzare la solitudine della malattia (una Sylvie Testud commovente di essenzialità e emozione). C'è poi la volontaria dell'Ordine di Malta che si prende cura di lei, la lava, la nutre, la accompagna alle processioni, ma è troppo giovane e piena di vita per non concedersi delle "evasioni". C'è l'anziana scostante che sarà testimone dell'improvvisa guarigione di Christine, ammesso che sia vera guarigione e non temporaneo miglioramento... Poi ci sono gli altri volontari dell'Ordine di Malta, con le loro divise che li uniformano e li proteggono, le barzellette sulla Madonna, lo sguardo sornione del volontario più gentile e piacente (Bruno Todeschini), i piccoli flirt che si intrecciano nelle retrovie, i rituali sempre uguali di quel mondo solo apparentemente diverso dal nostro, che la Hausner ricrea con gusto quasi coreografico, quindi le gite, le festicciole, il premio per il "miglior pellegrino dell'anno", assegnato (senza troppi riguardi per gli altri) al miracolato di turno. Mentre intorno, come in ogni microcosmo, serpeggiano i dubbi, l'invidia (come mai proprio a lei?), le ipocrisie, perché anche fra i più sfortunati ci sono le gerarchie, ricchi e poveri, giovani e vecchi, soli e accompagnati. Il tutto senza mai scadere in banalità da film a tesi, tanto che a Venezia l'eleganza crudele di Lourdes ha convinto sia i cattolici del premio Signis sia gli atei del premio Brian. Un paradosso che la dice lunga sull'arte della Hausner, così preziosa oggi che tanti film somigliano alle fiction e alle loro false certezze.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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