Commedia/Romantico di Valerio Mieli con Isabella Ragonese, Michele Riondino, Luca Avagliano, Francesca Cuttica 99 minuti - Italia, Russia '09
Un pensierino da cioccolatini un poco più radical chic, che si è diffuso ovunque, in bar, in taxi, in ascensore, nelle vite in dirette e nei posti al sole, consiglia a chi ama di «prendersi il suo tempo». Camilla e Silvestro, due ragazzi normali che s' incrociano, metti una sera in vaporetto, nelle nebbie veneziane, ci metteranno dieci anni e dieci inverni per capire come, quanto e perché si vogliono bene. Dieci inverni, il toccante e non retorico film di Valerio Mieli, nato come saggio del Centro Sperimentale poi diventato una comproduzione con l' amico Putin grazie anche alla Rai, sono scene di pre-matrimonio raccolte in dieci inverni dal 1999 al 2009 in cui i due raccolgono molti dubbi entrando nella ambivalenza dei sentimenti ben nota a Truffaut e Rohmer. Il giovane regista di talento che sa ben raccontare il mosaico delle confusioni affettive e degli ingorghi sentimentali, dice che vuol parlare di quell' affetto che non è né amore, né amicizia: la trafila di sì e no, di arrivi e partenze, rancori e rimorsi. Amici e/o nemici, Camilla va a Mosca per studiare il russo, s' innamora edipicamente di un signore più anziano mentre Silvestro tenta il viaggio romantico che diventa turistico. Insomma non si decidono. E tutto ciò è molto vero non artefatto, l' autore affida il suo messaggio nella bottiglia a pause, intermittenze del cuore, né con te né senza di te, evitando proclami, lasciandosi dietro l' ira di qualche scenata (affettiva e pure gastronomica) e molta di quella malinconia che si addice alle partenze invernali dei vaporini in Laguna. Dire che è un poco cecoviano sembra ovvio dato che lei va a Mosca: entrambi rispondono dei loro stop and go e del tempo che passa liberandosi da troppo alte responsabilità. Due giovani attori si prenotano un futuro per simpatia, intensità e verità psico somatica, senza peccare del reato artistico di giovanilismo coatto. Sono Isabella Ragonese (la telefonista di Tutta la vita davanti) e Michele Riondino (ragazzaccio di Il passato è una terra straniera), capacissimi di esprimere il mix odio amore, perché il precariato del lavoro passa nei rapporti. Il film, anche se ogni tanto con qualche peccato veniale di carineria, ci vendica delle molestie dei film teenager monumenti di falsità modaiola. Questa, fra nebbie e nevi, è una mini love story continuamente interrotta, che diventa grande se lo spettatore ci soffia dentro qualcosa di suo e termina con un inizio e senza promettere nulla per sempre, mentre Capossela esegue dal vivo due suoi pezzi. Uscita di Natale provvista anche di libro: speriamo che se la cavi.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)
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