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Mercoledì 03 Luglio 2024
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KUNG FU PANDA
Cartoni animati
di Mark Osborne, John Stevenson
92 minuti - USA 2008

Dieci milioni di euro in due settimane, sarà ancora una stagione molto «animata», giacché il cartone animato è definitivamente diventato un genere anche per adulti. Complice la crisi, al cinema così si va in famiglia. E poi non è più solo la sempre ribadita abilità tecnica digitale, ma lo spirito innovativo del racconto che unisce alla dolcezza disneyana d' altri tempi quella cattiveria tipica dei famosi Looney Tunes Warner, dove vige il cinismo della società moderna. Nell' anno della Cina, con lo spirito fastoso e visionario della festa di apertura dei giochi olimpici, la Dreamworks, assicurando che si tratta di una dichiarazione d' amore a quella cultura, s' inventa la storia di un grasso panda appassionato di kung fu costretto a servire spaghetti per accontentare papà (un' anitra). Ricorda un poco la saga di Karatè Kid. Ma il piccolo panda entrerà per merito di una profezia nel mondo che ama coi suoi cinque leggendari idoli: Tigre, Gru, Mantide, Vipera, Scimmia più il maestro Shifu (voce impostata di Eros Pagni), riuscendo alla fine a difendere tutti dalle mire del perfido leopardo delle nevi. Come mai? Ha imparato a credere in se stesso, come tanti cartoon fin dai tempi di Dumbo: non è uno scoop ma funziona sempre. Diretto in coppia da Osborne e Stevenson con un tocco spiritoso e una serie mirabolante di colpi di scena, il film (il Panda parla con la simpatia contagiosa della voce di Fabio Volo) è un' occasione per ricordare antichi eroismi (un omaggio per i fratelli Shaw), antichi contrasti con la famiglia e antichi comprimari del mondo animale che da sempre popolano l' immaginario non solo infantile. Dopo un inizio un poco lento, Kung Fu Panda si anima definitivamente con le scene d' azione e marziali in cui il simpatico protagonista rende complici tutti i molti ragazzini vittime del fast food. Non a caso la scena cult più spiritosa è quella della sfida all' ultimo raviolo tra il Guru e il goffo panda che alla fine dopo aver duellato confessa elegantemente: non ho fame.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)
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