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THE BURNING PLAIN - Il confine della solitudine
Drammatico
di Guillermo Arriaga
con Kim Basinger, Jennifer Lawrence, Charlize Theron
147 minuti - USA 2007

Brucia un camper nel cuore del deserto Chihuahua e dentro (lo sapremo quasi subito) sono morti due amanti che il calore ha fuso l' uno contro l' altro come la celebre coppia pompeiana sepolta nell' eruzione del Vesuvio. Tutto comincia ma anche si conclude con questo incendio, classificato incidentale pur essendo di ben altra origine, in The Burning Plain ovvero Il confine della solitudine. Alla prima prova come regista, l' acrobatico sceneggiatore di Babel Guillermo Arriaga ha scelto di mescolare le carte costringendo il pubblico a un esercizio piuttosto faticoso. Qui se non stai bene attento al prima e al dopo finisci per non capirci niente, tanto più che dall' assolato New Mexico, dove domina la vibrante figura di Kim Basinger, moglie fedifraga e madre snaturata, si rimbalza al panorama piovoso di Portland (Oregon) con Charlize Theron tavoleggiante inquieta e sciagurata ninfomane, ora nuda alla finestra sulla strada e ora in atteggiamento suicida sull' orlo di una tempestosa scogliera. Sfido chiunque a intuire, prima che sia passata un' ora buona, il legame fra le due femmine folli e i rispettivi tormenti. Tanto più che a complicare le cose affiorano un paio di sottostorie in apparenza altrettanto divergenti. La prima è quella di una bimba piangente per il papà, che ferito in un incidente aereo sta fra la vita e la morte, e spinta controvoglia a cercare la mamma sparita subito dopo averla data alla luce. La seconda riguarda una coppia di adolescenti, Jennifer Lawrence (meritatissimo premio Mastroianni a Venezia) e JD Pardo, i figli degli amanti andati a fuoco, che a dispetto della faida tra le famiglie si innamorano e si involano proprio come se Giulietta e Romeo sulle ali della passione abbandonassero Capuleti e Montecchi. Un bel pasticcio, insomma; ma tutte le fila del racconto finiscono per ricomporsi. Dai cerebrali ed eleganti teoremi di Alain Resnais, penso soprattutto a L' anno scorso a Marienbad, è ormai passata una quarantina d' anni nel corso dei quali il cinema di ogni paese ha imparato a giocare con i tempi della narrazione e il pubblico ha assimilato le regole dell' avanti e indietro. Ai giorni nostri tale esercizio rientra ormai nell' uso comune e Arriaga riesce a gestirlo in modo ingegnoso e a tratti perfino patetico; ma certo la ferrea imposizione di una griglia intellettualistica premeditata non giova alla continuità dell' emozione. Se da una parte l' ordito crea situazioni sospese e sbalzi improvvisi, dall' altra trasforma la visione del film in una corsa a ostacoli che può stancare. Si finisce per badare più agli scatti del meccanismo che alla sostanza della narrazione. E direi che il pur generoso impegno degli interpreti, parlando soprattutto della Theron - anche coproduttrice - risulta smorzato dalle insistenti altalene temporali. The Burning Plain, in definitiva, è un saggio di psicologismo al rallentatore inserito in un enigma drammaturgico laboriosamente costruito. Il fatto che sia uscito prima da noi che oltremare fa pensare a un rifiuto del mercato di fronte alle impennate di una regia intelligente ma non sempre ispirata. C' è un piccolo filone del cinema americano che pretende di venir cotto e servito all' europea, ma proprio per questo rischia di non piacere né in patria né da noi, dove chi ama il prodotto made in Usa lo esige «all american» senza compromessi con altre ricette espressive. Ciò non toglie nobiltà e meriti all' opera prima di Arriaga, che può suscitare consensi com' è accaduto nella vetrina elitaria del Lido; ma è difficile evitare che il prodotto si configuri, pur raccontando vicende ad alta temperatura passionale, come qualcosa di troppo premeditato e abbastanza inerte.
Tullio Kezich (Corriere della Sera)
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