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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LASCIAMI ENTRARE
Drammatico/Horror
di Tomas Alfredson
con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar
114 minuti - Svezia '08

«Te lo dico subito, non posso essere tua amica». Molti grandi amori cominciano con un diniego. Quello di Eli e Oskar però non è un amore come gli altri. Perché entrambi hanno 12 anni, anche se come precisa lei «non ricordo più da quanto». Perché Oskar è perseguitato dai bulli della scuola mentre Eli, così fragile in apparenza, è forte e decisa. E perché, come scopriremo poco a poco insieme ad Oskar, Eli deve bere sangue umano per vivere. Dimenticate Twilight e qualsiasi altro film di vampiri abbiate mai visto. Lasciami entrare non somiglia a nulla se non forse a "Il buio si avvicina" di Kathryn Bigelow (1987), del quale condivide il taglio per così dire realistico e il gusto per il lato più sordido e quotidiano dell'horror, con i personaggi costretti dalla loro natura a complicate e sgradevoli manovre per sopravvivere. Qui però siamo nella Svezia del 1982, il gigante sovietico è ancora in piedi, il clima di minaccia che pesa sugli abitanti di Blackeberg, periferia di Stoccolma, non è solo metafisico, anzi. Nei bar circolano losers con problemi di alcol, solitudine, disoccupazione. Nelle case vegetano madri separate con figli variamente infelici. Come Oskar, che colleziona ritagli stampa macabri, e prova allo specchio le mosse con cui sogna di vendicarsi dei suoi persecutori. Fino a quando nell'appartamento vicino non arriva quella ragazzina, Eli; accompagnata da un adulto misterioso e un po' ripugnante che sembra un Robin Williams butterato e rivisto da David Lynch. Sarà il padre, un parente, un tutore, o forse orrore supremo un amante? Lasciami entrare si guarda bene dal rispondere. Portando sullo schermo il romanzo omonimo e in certo modo autobiografico di John Ajvide Lindqvist (Marsilio), il talentuoso Tomas Alfredson ha tagliato le informazioni e infittito il mistero. Servo fedele e adorante, il miserando Håkan procura il sangue a Eli scannando malcapitati nel bosco e appendendoli a testa in giù per non perdere una goccia del liquido. Il resto è affidato alla nostra immaginazione, eccitata da una regia rigorosa e sapiente che fonde a meraviglia note sentimentali, suggestioni ambientali e impennate horror che gelano il sangue. Dietro quelle nefandezze pulsa infatti una storia d'amore e di crescita (crescita negata, almeno all'inizio) che converte in orrore i misteri dell'eros e la crudezza del sesso. Amore castissimo dunque, anzi angelicato, E non solo perché Eli e Oskar hanno 12 anni. Nel romanzo agisce infatti, esplicitamente, una banda di pedofili, e il vampirismo diventa una trasparente metafora del trauma. Nel film di tutto questo c'è una traccia appena percettibile. In compenso lo schermo si illumina di sentimenti adolescenziali raramente rappresentati con tanta forza e finezza, sfuggendo tanto l'ipocrisia quanto la dittatura del dover-vedere e dover-sapere tutto. Un autentico gioiello, che "usa" il genere trasfigurandolo in qualcosa di ben diverso (fino a permettersi un'imprevedibile quanto toccante svolta finale). E dal quale si esce turbati come capita di rado.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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