Cartoni animati di Raman Hui, Chris Miller 80 minuti - USA 2007
Attesissimo dopo l'iperbolico incasso (920 milioni di dollari) del numero 2, Shrek 3 ha deluso le aspettative di alcuni. L'adorabile orco, che ha conquistato i bambini di tutto il mondo ribaltando gli intoccabili clichés della fiaba, tradisce forse qualche segno di invecchiamento? Tolta la sorpresa di un essere mostruoso che riesce a soffiare la bella principessa al principe azzurro trasformandola in un'orchessa bruttarella ma felice, il personaggio non avrebbe più motivo di interesse? Non è così, ovviamente. Anche se soffre un poco del paragone con i numeri che lo hanno preceduto, merita la visita anche questo terzo capitolo in cui Shrek fa di tutto per evitare di diventare re, evento da lui considerato una jattura. Cósi, quando il Re Ranocchio suo suocero tirando le cuoia in una scena assai esilarante lo nomina successore, il nostro accompagnato dal logorroico asinello Donkey e dal sornione Gatto con gli stivali salpa alla ricerca del cugino Arthur, secondo papabile nella linea dinastica. Questi, che vive nel Worchestershire (come la salsa), è un altro che sembra inadatto a rivestire panni regali: esile e insicuro viene battuto regolarmente a duello da Lancillotto ed è lo zimbello della scuola. Riuscirà Shrek a convincere il trepido Artie a salire sul trono di Far Far Away? E il buon gigante è assillato pure dall'idea che sta per diventare padre: mentre partiva, Fiona gli ha annunciato di essere in dolce attesa gettandolo nel panico. Intanto durante l'assenza dell'odiato rivale il Principe Azzurro, che è ridotto a guadagnarsi il pane recitando in un misero teatrino, ne approfitta per prendere il potere a capo di un esercito di cattivi di altre favole, tutti decisi - da Capitan Uncino al Ciclope e alla Strega di Biancaneve - a rivendicare il loro diritto al classico lieto fine «e vissero per sempre felici e contenti».
Una trovata spiritosa, e non è la sola. Alla corte di Far Far Away, nome che nell'animazione sostituisce la gigantesca scritta Hollywood sulle colline di Los Angeles, troviamo Biancaneve e Cenerentola, la Bella Addormentata e Raperonzolo, snob e svenevoli finché non tirano fuori le unghie per difendersi; nonché Pinocchio e i Tre porcellini in compagnia del Lupo travestito da nonnina. E l'intero film é costellato di citazioni, da Buffy a Chorus Line, tanto che potrebbe costituire un godimento a parte scoprirle ed elencarle una per una. Ma nella sceneggiatura scritta a troppe mani (ben sette scribi) la sovrabbondanza di personaggi spezzetta l'azione e toglie spazio anche ai protagonisti. Probabilmente dal punto di vista narrativo il cartone animato risente del cambio di mano da Andrew Adamson, impeccabile regista dei primi due numeri, alla coppia Chris Miller/Raman Hui, tuttavia questo terzo episodio è un capolavoro di qualità grafica e alta tecnologia. Forse neppure la Disney è in grado di uguagliare i livelli raggiunti nel campo della computer graphic dalla Dreamworks di Spielberg, senza contare che Shrek e la sua gang non hanno perso un'oncia della loro simpatia.
Alessandra Levantesi (La Stampa)
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