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Mercoledì 03 Luglio 2024
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A CASA NOSTRA
Drammatico
di Francesca Comencini
con Laura Chiatti, Valeria Golino, Bebo Storti, Luca Zingaretti
101 minuti - Italia 2006

La prima cosa che colpisce nel film di Francesca Comencini A casa nostra è l' ambizione: filmare un concetto, quello del denaro, per mostrare come quest' idea, impalpabile ma anche concretissima, influisca sulle nostre vite. E subito dopo, naturalmente, non puoi non notare come questa sfida sia stata affrontata. E vinta. Non è una strada facile quella scelta dalla regista e dal suo cosceneggiatore Franco Bernini: essere concreti come vuole il cinema ma anche sufficientemente astratti per non cadere nel feuilleton o nel melodrammatico. Non raccontare una storia alla Balzac, dove il denaro è strumento di fortune o sfortune, ma trovare uno stile narrativo capace di mettere in evidenza la forza tutta concettuale dei soldi senza per questo perdere il fascino concreto della narrazione. Per farlo, A casa nostra gioca su due piani che scorrono quasi in parallelo e sull' intersecarsi di molte storie. La trama principale è quella di un banchiere senza scrupoli (Zingaretti) che finisce nel mirino di un capitano della Guardia di Finanza (Golino). Un confronto che da una parte si intreccia con la solitudine dell' amante (Chiatti) di lui, in cerca di distrazione con un' avventura senza futuro che si trasformerà per il momentaneo spasimante (Argentero) in un viaggio tra guadagni facili e pesanti compromessi; e che dall' altra attraversa la vita dello sfuggente compagno (Ghidoni) della poliziotta, dei genitori di lui (Celio e Acerbis) e di un ex criminale (Battiston) che si innamora di una prostituta (Suciu). Grazie a questi personaggi ed evitando ogni sbavatura, asciugando ogni situazione ai limiti del non-detto, la regista riesce a raccontare in parallelo sia la concretezza del denaro che l' impalpabile fuggevolezza degli affetti. Non per metterli uno in alternativa all' altro - sarebbe troppo facile moralismo - ma per raccontare come il loro intreccio abbia finito per diventare l' intelaiatura delle nostre vite e come riescano a influenzarsi reciprocamente. Così, per fare solo due esempi, il banchiere Zingaretti sembra quasi credere che i soldi possano anche comprare quello che l' affetto non è più capace di dare (un figlio per la moglie), mentre per il professore in pensione interpretato da Teco Celio pagare le tasse sacrificando (in silenzio) i suoi amati libri antichi è un modo per dimostrare tutto il suo amore all' ansiosa consorte. E anche nella storia più a rischio, quella della prostituta e del suo strano corteggiatore, sono proprio i soldi - pretesi dallo sfruttatore o offerti alla sorella per il nipotino - ad ancorare alla realtà quotidiana un personaggio che poteva cadere nella lacrima. Invece Francesca Comencini non cerca rapide scorciatoie. Tratta lo spettatore da adulto e non come un bambino da stordire a furia di colpi bassi e «ricatti» sentimentali. Raffredda ogni facile identificazione, persino con il personaggio interpretato dalla Golino, a cui concede sì un rabbioso faccia a faccia con il «cattivo» Zingaretti, ma solo dopo averla «umiliata» proprio nel suo altruismo femminile con la scena in cui cerca invano di aiutare una donna picchiata in strada dal fidanzato. Anche l' ambientazione milanese, allora, non è più una scelta punitiva, ma l' unica tela di fondo possibile per una storia di questo tipo, perché Milano è l' unica città dove soldi e affetti si mescolano con tale forza ed evidenza. E lamentarsi che l' immagine del capoluogo lombardo ne possa uscire compromessa o travisata vuol dire dimenticare che al cinema i registi, da De Sica a Visconti, da Eduardo a Olmi, ne hanno sempre colto gli aspetti più «ostili», più respingenti. La sua è un' immagine per lo meno controversa, che A casa nostra non accentua ma piuttosto utilizza e che la fotografia di Luca Bigazzi e le scelte scenografiche di Paola Comencini sanno restituirci nella sua identità più contraddittoria e nascosta, ma forse più vera. Proprio come certi personaggi «secondari», affidati ad attori non popolarissimi ma che la regia fa vivere con una precisione folgorante, come l' avvocato (Paolo Bessegato) o la moglie del banchiere (Elena Maria Bellini) o il politico lombardo (Bebo Storti). E come certi momenti che spezzano per un attimo la morsa delle apparenze e ci rimandano le persone nella loro più intensa verità, come la Chiatti che, seminuda, canta Ancora, ancora ancora o la Golino che implora il suo compagno di non prendere precauzioni durante l' amore.
Paolo Mereghetti (Il Corriere della Sera)
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