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Venerdì 22 Novembre 2024
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NUOVOMONDO
Drammatico
di Emanuele Crialese
con Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato
120 minuti - Italia/Francia 2006

Di fronte a Nuovomondo, visto che siamo in Sicilia, mi è affiorato il ricordo della scritta sul portale del cimitero di Montelepre: «Fummo come voi, sarete come noi». E ho pensato che i clandestini di colore, angosciose presenze negli sbarchi quotidiani del tiggì, potrebbero ribaltare il motto in chiave di speranza: «Foste come noi, saremo come voi». Fra altri cent' anni, Bossi permettendo, i figli e nipoti di questi miserabili potrebbero infatti ritrovarsi alla pari con quelli che stentano ad accoglierli, proprio come gli odierni italoamericani. E fra i paradossi della contemporaneità mettiamoci pure la constatazione che mentre a suo tempo i siciliani fuggivano dalla loro isola per cercare scampo in America, oggi c' è chi vede la Sicilia come una nuova America. E' questa la chiave per intendere la valenza attuale del film di Emanuele Crialese, che non vuol essere una rievocazione storica o una cronaca neorealista bensì il rispecchiamento del fatale andare dell' uomo dal medioevo alla modernità. Si comincia con la scalata di un' erta petrosa sulle Madonie, a piedi nudi e con un sasso in bocca, per porre a Dio dalla vetta la fatale domanda: partire o restare? Alla luce di quello noto come «fattore pull», il richiamo del nuovo mondo dove scorrono fiumi di latte, piovono denari e abbondano ortaggi giganti (Crialese, che ha la vena poetica, fa vedere tutto ), si scambiano gli animali di casa con scarpe e vestiti e si va. A questo punto il film ci regala la più stupenda immagine vista alla Mostra: la nave stracolma si stacca dal porto ed è come se qualcuno tagliasse crudelmente in due un popolo che sembrava compatto; e subito dopo la sirena del battello fa alzare al cielo gli occhi di tutti come la tromba del giudizio. Il pater familias Salvatore (Vincenzo Amato) è un vedovo che posa l' occhio su Lucy (Charlotte Gainsbourg), una rossetta inglese con la quale imbastisce un idillio intonato alla situazione, razionale e disincantato. La vecchia madre (Aurora Quattrocchi, un monumento antropologico) si rifiuterà invece di modificare i suoi usi e costumi. La traversata include una tempesta, girata con rara sapienza tutta sui primi piani e sui rimbombi come un Titanic dei poveri. Segue l' arrivo nella nebbia («L' America dov' è?») e cominciano gli esami tra polizieschi e surreali di Ellis Island e solo i promossi diventeranno americani... Dopo molti anni è tornata sullo schermo del Lido la "lingua dei poveri" di La terra trema, il dialetto incomprensibile che suscitò la rivolta dei benpensanti nel ' 48.
Tullio Kezich (Il Corriere della Sera)
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