Cartoni animati di John Lasseter, Joe Ranft 114 minuti - USA 2006
L'uomo è scomparso. Non esiste più, e con lui donne, bambini. Quante volte non abbiamo detto o sentito dire «Troppe macchine», «Questa città è diventata un garage?». Se le creature umane sono sparite, il mondo è popolato soltanto di automobili. Sono automobili gli spettatori allo stadio (migliaia) e i corridori, negozianti e compratori, telecronisti e poliziotti, medici e avvocati, tutti. L'unica voce autentica è quella di Michael Schumacher. Tutto è automobilistico: la contea di Carburator, la cittadina di Radiator Spring, il premio annuale Piston Cup, il veicolo di soccorso Carl Attrezzi. Le automobili di varie generazioni sono tutte una diversa dall'altra: la bella Porsche del 2000, il furgone Wolkswagen del '60, la Jeep militare della Seconda Guerra Mondiale, la Mercury del '49, la 500 Fiat gialla dall'accento modenese. Tutte corrono sulla Route 66, l'autostrada che attraversa gli Stati Uniti da Chicago a Santa Monica: Radiator Spring è stata tagliata fuori dal percorso dell'autostrada, langue nell'abbandono, rischia di estinguersi: per fortuna Saetta McQueen, giovane campione di corse, la rivitalizza con la propria celebrità. Cars di John Lassiter-Joe Ranft è un film d'animazione della Disney-Pixar molto ben fatto, ma può anche essere un incubo, per l'assenza umana e la folla automobilistica. La morale del film non è specialmente acuta: «Conta il viaggio, non la destinazione». L'animazione è eccellente: le auto, anche quelle più vecchie, sono disegnate con spirito e simpatia, tutte le possibili innovazioni tecnologiche vengono applicate con cura, sono buone la capacità di rispettare pure il peso o la natura metallica delle auto e la decisione di umanizzarle senza antropomorfismi. La voce umana non basterebbe, nonostante i bravi doppiatori americani e italiani: ma gli occhi (di solito, i fari) sono invece collocati sul parabrezza e mobili, la bocca sottile come una ferita si schiude per parlare sulla parte anteriore del muso dell'auto, le ruote non vengono usate come arti. E' capitato di vedere il film con alcuni bambini, e a nessuno di loro le auto sono parse paurose nè invadenti. Nelle scenografie, si vedono in primo piano eleganti garage e poi, più dislocate, come pezzi di archeologia o costruzioni d'epoca, graziose casette umane. I colori primari (rosso, verde, giallo, blu) delle auto sono brillanti, allegri. Fra i doppiatori, Sabrina Ferilli, Marco Messeri, Pino Insegno, Renato Cecchetto, Fabrizio Frizzi, Massimo Dapporto. Tutto bello: però il film dura quasi due ore, troppo per un gioco o per un incubo ruggente. Lietta Tornabuoni (La Stampa) |