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Mercoledì 03 Luglio 2024
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THE GOOD SHEPHERD - L'OMBRA DEL POTERE
Drammatico
di Robert De Niro
con Alec Baldwin, Billy Crudup, Matt Damon, William Hurt, John Turturro, Angelina Jolie
167 minuti - USA 2006

Gli Stati Uniti degli anni centrali del Ventesimo Secolo sono un serbatoio di intrighi e segreti inesauribile, a cui il cinema attinge con sempre maggiore regolarità. Ecco quindi che dopo i film su Truman Capote e Bobby Kennedy, ne arriva un altro focalizzato su un simile contesto storico. Seconda regia di Robert De Niro dopo l'ottimo Bronx, The Good Shepherd è un'ambiziosa carrellata su quasi trent'anni di storia americana, con più fiction che documentario, raccontata attraverso le bugie e i segreti del mondo dello spionaggio e del contro-spionaggio. Nonostante un cast robusto, con Alec Baldwin, William Hurt, Michael Gambon, John Turturro, Angelina Jolie e lo stesso De Niro, The Good Shepherd ha un unico protagonista principale: Matt Damon. È lui che seguiamo nei panni di Edward Bell Wilson, in un percorso che coincide con la creazione dei servizi d'intelligence americani: l'Office of Strategic Services prima, la Central intelligence Agency poi. Dai traumi d'infanzia all'iniziazione nella società segreta "Skulls and Bones", dalle prime esperienze di controspionaggio a Londra e Berlino fino alla Guerra Fredda e alla debacle nella Baia dei Porci, tutta la vita del protagonista corre sul filo del servizio - sempre più meccanico - per il suo paese. La spia Wilson è agli antipodi di James Bond: non beve Martini, non uccide e si concede meno funambolismi sotto le lenzuola (anche se più o meno tutte le donne del film bramano di portarselo a letto). Il suo lavoro si svolge soprattutto dietro una scrivania, oppure in infinite chiacchierate a bassa voce, tra diplomazia e mistificazioni. È un film lento, The Good Shepherd, e anche piuttosto lungo. La regia di De Niro è sicura, i temi trattati hanno un appeal naturale e anche l'espediente narrativo del video che rivela il responsabile del flop alla Baia dei Porci (che Wilson è chiamato a individuare) fa il suo dovere. Eppure il grado di coinvolgimento dello spettatore è praticamente nullo: si osserva interessati, ma poco emozionati. Forse gli manca l'appeal civile di altri film del genere, e nello stesso tempo la forza immaginifica delle pellicole di spionaggio tout court. Sta di fatto che l'obbiettivo di coniugare divertimento e narrazione di un certo livello non è del tutto raggiunto. Ed è un vero peccato.
Luca Castelli (Il Mucchio Selvaggio)
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