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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LA MASSERIA DELLE ALLODOLE
Drammatico
di Paolo e Vittorio Taviani
con Angela Molina, Linda Batista, Tchéky Karyo, Alessandro Preziosi, Paz Vega
122 minuti - Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna 2007

A Trieste, fra le due guerre, di armeni ne ricordo parecchi. Attivi soprattutto nel commercio, li circondava un alone di ambiguità: e veniva da chiedersi perché, in contrasto con la loro tipica estroversione mediterranea, trasmettessero qualcosa di allarmato e malinconico. Esattamente lo sguardo che ritrovo nel bravo Mariano Rigillo, il quale in La masseria delle allodole impersona un esule in ansia per i congiunti rimasti in Turchia. Oggi scopro che all' epoca, per togliersi la curiosità sugli armeni, sarebbe bastato aprire l' Enciclopedia italiana, dove già nel ' 29 Cirillo Korolovskij, sacerdote di rito bizantino, scriveva: «I giovani turchi organizzarono una strage in massa del popolo armeno che poté svolgersi durante la guerra mondiale. Si può dire che un terzo della popolazione armena di Turchia, ossia 600 mila persone, è stato massacrato, un altro terzo deportato e l' ultimo terzo ha potuto fuggire ed emigrare un po' dappertutto». Allora ero troppo piccolo per compulsare enciclopedie, ma in seguito non mi sfuggì il gran parlare che fece mio padre all' apparizione nella Medusa di Mondadori di I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel. Lo scrittore praghese aveva pubblicato nel ' 33 questa rielaborazione romanzesca di un episodio realmente accaduto: la resistenza di 5mila armeni arroccati su un massiccio a nord della baia di Antiochia fino al settembre ' 15, quando furono salvati da una squadra navale francese. Illuminato il commento, parecchi anni dopo, della traduttrice Cristina Baseggio: «Nel romanzo affiora sotto la questione armena quella ebraica, di cui lo spirito profetico di Werfel presenta i futuri sviluppi.» Si deve dunque a un romanzo se si è rinfrescata la memoria di un olocausto del quale nessuno ha mai parlato volentieri: i turchi per non ammettere i loro misfatti, gli armeni per rimuovere un' ossessione. Un nuovo invito a non dimenticare è il film dei fratelli Taviani realizzato sulla falsariga del libro di Antonia Arslan (Rizzoli): pur basandosi sulla cronaca, assume un valore metaforico mettendo a nudo il cuore nero della natura umana. La masseria delle allodole allinea atrocità da horror: la testa di Tcheky Karyo tagliata con un colpo di sciabola e gettata in grembo alla moglie Arsinée Khanjian, montagne di morti ammazzati, un bimbo che per fame addenta un ramarro vivo, un neonato soffocato schiena contro schiena da due donne impaurite, femmine violate crocifisse bruciate... La sfida è di attingere al culmine della pietà attraverso il massimo dell' impietosità; e per renderci conto di quanto sia attuale la denuncia basta leggere sui quotidiani il resoconto del sequestrato Mastrogiacomo costretto ad assistere alla decapitazione del suo autista... Arditamente impegnato e culturalmente valido, il film registra l' approdo degli autori a una visione del cinema pressoché classica, che un po' fa rimpiangere l' assenza degli spunti di avanguardismo eterodosso dei loro esordi. I caldi interni familiari sembrano ritagliati da Fanny e Alexander di Bergman, le scene epico-tragiche discendono dalla lezione dei maestri sovietici e aleggia una vaga aura di manierismo. Costumi (Lina Nerli Taviani), ambientazione (Andrea Cristanti), fotografia (Beppe Lanci), musica (Giuliano Taviani) e montaggio (Roberto Perpignani) sono comunque ineccepibili e concorrono a un risultato importante. A partire dalla palpitante Paz Vega, la folta compagine degli interpreti si rivela in generale adeguata, anche se nella coralità si perdono taluni percorsi interessanti. Come quello del colonnello André Dussolier, forse la figura più inquietante nel suo tentare l' impossibile mediazione fra la ragion di stato e un umanitarismo insufficiente. Se l' eroe del Mussa Dagh concludeva «essere armeni è impossibile», qui si sarebbe tentati di parlare dell' impossibilità di essere uomini.
Tullio Kezich (Corriere della Sera)
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