Drammatico di Ermanno Olmi con Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed 90 minuti - Italia 2005
«Tutti i libri del mondo non valgono un caffè, una carezza». «Le religioni non hanno mai salvato il mondo». «Nel giorno del Giudizio, sarà Dio a dover rendere conto della sofferenza degli uomini». Magari sono queste idee ad aver bloccato a lungo Centochiodi di Ermanno Olmi, ad aver fatto sì che RAICinema rifiutasse il film a Festival, e neppure lo facesse vedere a chi chiedeva di vederlo. E' un film bellissimo. Olmi ha annunciato che a 76 anni, dopo aver diretto tanti lungometraggi, dopo quasi cinquant'anni di lavoro, non dirigerà più cinema narrativo. Questa è l'ultima volta. Farà documentari, regìe teatrali, ritratti, altro. Oppure farà nulla. O cambierà idea, speriamo.
Centochiodi è comunque un film d'addio, condensa il pensiero del regista, le cose da lui sempre amate. Il cinema autentico nell'inizio da thriller perfetto: il custode dell'Università al mattino scopre oltre il cancello della Biblioteca i libri preziosi sparsi sul pavimento aperti, inchiodati a terra, un crimine culturale incomprensibile alle prime indagini. Poi, la vita semplice; il giovane professore che si priva di ogni suo avere; il Po, straordinario flusso di vita rappresentante tutta la Natura con la sua bellezza; una figura femminile provvida, distributrice di cibo, di sguardi, di affetto; il battello luminoso, la zattera-traghetto, il motoscafo navigante sul fiume; la musica popolare, struggente come una preghiera: «Non ti scordar di me...». Infine, le idee di Olmi: la cultura che è inutile e altezzosa se è disumana; la divinità che vale soltanto se impersonata da Cristo-Uomo, portatore di generoso altruismo e d'amore.
Forse non è sbagliato identificare con Gesù il giovane professore che lascia tutto per vivere in povertà sul fiume, che viene creduto Cristo e racconta le parabole evangeliche, che viene arrestato, interrogato: ma anche senza una simile sovrapposizione il personaggio rimane amabile, venerabile, e la gente semplice che abita sulle sponde del Po lo aiuta a metter su casa, lo ammira, mentre la ragazza gli posa la testa sul petto. In ogni caso, Centochiodi è pervaso da un sentimento che lo rende molto, molto commovente; commuovono persino l'acqua gonfia del fiume, la faccia bella di Raz Degan protagonista. E, visivamente, Centochiodi è stupendo.
Dice Olmi: «Cosa significa sapere che stai facendo una cosa (un film) per l'ultima volta? La consapevolezza che l'ultimo atto riassume il senso di tutta la tua esistenza».
Lietta Tornabuoni (La Stampa)
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