Drammatico di Francesca Archibugi con Roberto Citran, Angela Finocchiaro, Anna Galiena, Flavio Bucci, Giovanna Mezzogiorno 106 minuti - Italia 2006
Nei film di Francesca Archibugi c'è sempre qualcuno che arriva e qualcuno che parte, qualcuno che cresce e qualcuno che muore, veramente o simbolicamente. Da Mignon è partita a Domani, dal Grande cocomero a L'albero delle pere, il tema è sempre quello: la famiglia, l'eterna, scassata, indistruttibile famiglia italiana con i suoi ragazzi troppo chiusi o troppo sensibili, i genitori che non vogliono) (non sanno) invecchiare e i tentativi di capirsi che ottengono l'effetto contrario.
Se Lezioni di volo, con tutti i suoi vezzi, è insieme così toccante e così imperfetto, forse è proprio per questo. Perché muovendosi fra Italia e India, Scozia e Kerala, gira e rigira intorno a un nucleo preciso. Nascere, crescere. Partire, restare. Amare, rinunciare (e chissà che rinunciare non serva ad amare). Sono le scelte che affrontano tutti i personaggi, senza eccezione. Anche perché Lezioni di volo, in fondo, è fatto solo di coppie.
La prima naturalmente è la coppia "Pollo" e "Curry", i due amiconi bocciati alla maturità, che partono per l'India senza sapere neanche perché. Vogliono vedere il mondo (Curry, figlio adottivo, vuole anche scoprire il "suo" paese), di cui peraltro non sanno un accidenti; vogliono dimenticare Roma almeno per un po'; vogliono star lontani dai loro genitori soffocanti (la psicologa Angela Finocchiaro e l'infedele Roberto Citran per Curry) o incapaci (Flavio Bucci, arido e facoltoso antiquario ebreo che non capisce, dunque strapazza quel figlio a cui non piace nulla, "neanche Totti"; e Anna Galiena, finta bionda cui il marito riserva analogo disprezzo).
Così, mentre Pollo e Curry si perdono in un'India brulicante e incomprensibile, si ritrovano, finiscono a dare una mano a Giovanna Mezzogiorno, volontaria italiana in uno sperduto centro medico ai confini col Pakistan, seguiamo anche i loro genitori a Roma, confusi e destinati a cambiare non meno di loro, alla fine del viaggio. Anche se la crescita più spettacolare tocca al viziatissimo Pollo (Andrea Miglio Risi, perfetto come il suo partner, l'indo-romano Tom Karumathy), che in poche settimane scoprirà il sapore e il prezzo dell'amore accanto a quella dottoressa troppo più grande di lui (oltre che sposata...).
Ma la sua crescita non sarebbe così interessante se accanto alle traversie amorose non ci fossero le prove affrontate ogni giorno dai medici, la miseria, le malattie, i pericoli, la distanza abissale fra le culture (sintetizzata in un drammatico parto dal vero); mentre Curry ritroverà le sue radici in una scena non imprevedibile ma imprevedibilmente commovente.
Il tutto, certo, ingentilito da dialoghi brillanti e a tratti leziosi, dal romanesco smagato dei ragazzi, dalla sapienza degli attori, dal contrasto irresistibile fra l'esotismo dell'India e l'ignoranza, l'innocenza, la spontaneità di quei due ragazzini romani. Ma con una leggerezza che non è mai superficialità. E la capacità, rara, di orchestrare una trama insieme lieve e complessa. Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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