Commedia di Grégory Magne con Emmanuelle Devos, Grégory Montel, Gustave Kervern, Sergi López, Zelie Rixhon 100 minuti - Francia 2020
Vi siete mai chiesti perché l'erba tagliata di fresco ha quell'odore così particolare? La risposta non ve la diamo, ma con la recensione de I profumi di Madame Walberg, il film di Grégory Magne con Emmanuelle Devos in uscita al cinema il 10 giugno, vogliamo provare a invogliarvi a vedere una storia delicata e ricca di positività, cercando di evocare l'atmosfera che si respira. E che si odora. Dopo aver visto il film siamo sicuri che presterete attenzione agli odori in un'altra maniera. Al centro della storia infatti c'è una signora - anzi, signorina, ci tiene a precisare lei - che è un "Naso", un'esperta di odori, essenze, profumi, e il cui lavoro è proprio legato ad essi. L'incontro con un uomo completamente diverso da lei cambierà la vita a entrambi. Ma non nel modo più scontato. I profumi di Madame Walberg è proprio uno di quei film francesi semplici ma mai banali, eterei e sospesi. È un bel modo per tornare al cinema.
Guillaume Favre (Grégory Montel) è un padre separato. Per avere l'affidamento congiunto della sua bambina deve dimostrare di vivere in un appartamento più grande di quello attuale, un piccolo monolocale. Allora chiede al suo capo di farlo lavorare di più. Guillaume è un autista, che lavora per l'Elite Driver, una compagnia di auto a noleggio con conducente, che si occupa di clienti molto prestigiosi. Guillaume è bravo nel suo lavoro, ma ha anche un talento per collezionare multe, e punti in meno sulla patente. Il suo capo gli concede ancora un'altra possibilità. E il destino vuole che sulla sua auto salga Madame Walberg (Emmanuelle Devos), una signora affascinante quanto scontrosa. Madame Walberg ha un talento per riconoscere gli odori, e per trovare soluzioni ai problemi legati ad essi. È un "Naso". La prima volta che i due viaggiano insieme deve risolvere un problema di odori in una grotta. L'esperienza non va benissimo, ma la signora chiede ancora di lui...
Il primo, piccolo colpo di scena de I profumi di Madame Walberg è quando, al secondo incarico, lei chiede a Guillaume di sistemare i suoi bagagli sul taxi e non sulla macchina che guida lui. Per il prossimo viaggio prenderanno il treno. La signora infatti non sembra pensare a Guillaume come ad un autista, ma più come a una guardia del corpo, a un assistente. Quando, in una riunione di lavoro, Guillaume riesce a strappare un prezzo più alto per la sua consulenza, Madame Walberg si convince che tra lei e quello che ormai è qualcosa di più del suo autista potrebbe nascere un sodalizio importante.
Assistiamo alla storia, sin dall'inizio, dal punto di vista di Guillaume. È un uomo che non ne sa niente di odori. Ma in qualche modo sa capire le persone, le sa ascoltare, ha tatto. E, piano piano, comincia ad annusare, a prestare più attenzione ai profumi come agli odori cattivi, a dire la sua. Madame Walberg, per contro, ha un olfatto sopraffino, ma è schiva, asociale, quasi un eremita. In lei c'è qualcosa di strano: fa qualsiasi lavoro legato agli odori, è esperta nel riconoscere e nell'usare le essenze, ma non crea profumi. O almeno, non lo fa più. Perché? Il rapporto con le persone è il suo tallone d'Achille, e Guillaume può servirle per questo, per farla riconnettere con la gente. E anche per ricordarle, come dice lui, che "non siamo solo odori".
I profumi di Madame Walberg è un film che sembra in qualche modo riprendere la struttura del cinema della Guerra dei Sessi anni Quaranta. Un uomo e una donna che sembrano detestarsi, che sembrano trovarsi agli opposti come indole e carattere, ma che finiscono, per qualche motivo, con l'avvicinarsi. È un classico della commedia sentimentale, che, nel cinema americano, spesso finisce con l'amore tra i due protagonisti. Ma qui, ve l'abbiamo ricordato più volte, siamo in un film francese, dove il finale non è mai un finale vero e proprio, dove i contorni non sono mai definiti, ma sfumati. E I profumi di Madame Walberg è la storia di un incontro, di un incrocio: non importa la direzione che prendono le due vite, quel che importa è che, in qualche modo, quella direzione sia cambiata da quella iniziale.
I profumi di Madame Walberg è un film che vive prima di tutto su una buona sceneggiatura e, come capita spesso in queste occasioni, su una regia discreta, funzionale, al servizio della storia. è uno di quei film che parlano di un risveglio dei sensi (inteso proprio come uno dei cinque sensi) che porta a una ripartenza nella vita. Un po' come - con tutt'altro stile, toni, storia - quello che accadeva con Chocolat per il gusto. Accostato dalla testata francese La Croix ad A spasso con Daisy, è in realtà un film molto diverso. È azzeccata invece la lettura del francese Band à Part, che lo definisce un film "proustiano". Perché gli odori sono come i sapori, e possono essere anch'essi "madeleine" in grado di portarci indietro nel tempo. L'odore dell'erba tagliata, per Guillaume, è proprio questo.
Emmanuelle Devos, una sensualità discreta e intrigante
Ma è anche un film che vive su un'ottima scelta di casting e su ottimi interpreti. Emmanuelle Devos, che avevamo conosciuto proprio vent'anni fa con quel noir particolarissimo che era Sulle mie labbra, di Jacques Audiard, è diventata una signora affascinante. Con la maturità, la sua è ancor di più una bellezza insolita, dolente, insicura. Quella di Emmanuelle Devos è una sensualità discreta, intrigante, il suo volto è enigmatico e unico. Se, accanto a lei, Grégory Montel ha un volto empatico, rassicurante, sorridente, perfetto per la parte, è un altro piccolo ruolo a suscitare la nostra curiosità. Nel ruolo di un medico che aiuterà la protagonista, c'è Sergi López, l'attore catalano che, sempre vent'anni fa, avevamo conosciuto in Una relazione privata, di Frederic Fonteyne, film che lo ha fatto diventare una star in Francia. Era un ruolo scabroso e sensuale. Oggi Lopez è un attore con qualche chilo in più, che però mantiene nello sguardo e nel sorriso molta di quella sensualità.
Maurizio Ermisino (Movieplayer.it) |