Drammatico di Rachid Hami con Kad Merad, Samir Guesmi, Alfred Renely, Jean-Luc Vincent, Tatiana Rojo 102 minuti - Francia 2017
Un film come La mélodie si inserisce all'interno di un filone cinematografico ben preciso: quello collocato fra le pareti delle aule scolastiche e incentrato sul rapporto, didattico e contemporaneamente umano, fra un insegnante e i propri studenti. Rispetto a questo filone, inoltre, La mélodie aderisce a una declinazione ancora più specifica: quelle pellicole in cui il veicolo del dialogo fra il maestro e i suoi allievi è costituito dalla musica.
Rachid Hami, regista e co-sceneggiatore dell'opera (presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017), tenta in particolare un'ideale fusione fra i due "estremi opposti" del suddetto filone: quello del dramma edificante con uno sviluppo narrativo predeterminato, sullo stile de Les choristes - I ragazzi del coro, e l'approccio più realistico e attento alla dimensione antropologica tipico invece di un film come La classe - Entre les murs.
Ed è appunto tale naturalismo, profondamente radicato in buona parte del cinema d'autore francese contemporaneo, uno dei principali motivi d'interesse de La mélodie, in cui vengono messe in scena le interazioni tra Simon Daoud (Kad Merad), insegnante di musica di mezza età, uomo dimesso e taciturno, e la classe che gli viene affidata: un piccolo e vivace gruppo di studenti appena adolescenti di un istituto pubblico in un quartiere popolare di Parigi. Il melting pot dell'ambiente scolastico, tema ricorrente in una società variegata e cosmopolita come quella francese, funge dunque da fondamentale cornice della cronaca di un singolo anno scolastico: un anno nel corso del quale Simon proverà a condurre i propri allievi all'amore per il violino e per la musica classica.
L'originalità de La mélodie, a dispetto di uno sviluppo per molti versi prevedibile e paradigmatico, risiede inoltre nella definizione del protagonista: il violinista interpretato da Kad Merad, difatti, non potrebbe essere più lontano dal modello del professore brillante e carismatico alla John Keating, non si affida alle armi della retorica per spronare i suoi ragazzi, né possiede quella trascinante vocazione all'insegnamento al cuore de L'attimo fuggente. Piuttosto, il film di Rachid Hami descrive la progressiva presa di coscienza dei giovanissimi comprimari: un processo di auto-responsabilizzazione graduale e non privo di battute d'arresto.
Ed è non a caso nelle interazioni fra gli allievi, nei loro conflitti reciproci, nella spontaneità e nella credibilità di comportamenti che oscillano tra la refrattarietà alle regole e una sensibilità in divenire, che La mélodie trova la sua principale ragion d'essere. Hami è assai abile nel cogliere la natura vibrante, caotica, ma anche genuina dei rapporti fra preadolescenti e la rende il fulcro di una pellicola molto lineare (a tratti fin troppo), attenta però a non restare incartata nei cliché del genere di appartenenza. E in grado di tracciare, in filigrana, una piccola riflessione sul valore dell'insegnamento e sul potere (salvifico?) insito nella dedizione all'arte e alla musica: uno strumento privilegiato per superare individualità e pregiudizi e per arrivare a scoprire la meraviglia di una melodia che è il frutto dell'impegno personale e collettivo.
Stefano Lo Verme (Movieplayer.it) |