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QUELLO CHE SO DI LEI
Drammatico
di Martin Provost
con Catherine Frot, Catherine Deneuve, Olivier Gourmet, Quentin Dolmaire, Mylène Demongeot
117 minuti - Francia 2017

Un racconto al femminile a cavallo tra lo scintillante centro di Parigi e la periferia rurale. Un Eva contro Eva più stemperato in cui, al posto della rivalità, ben presto subentra una commovente solidarietà femminile. Midwife è l'ennesima dichiarazione d'amore a Catherine Deneuve proveniente, stavolta, dal connazionale Martin Provost. Il cineasta e attore francese cuce addosso alla Deneuve un ruolo brillante e vitale, quello della scatenata Beatrice, avventuriera single amante del lusso e del gioco d'azzardo, che valorizza il fascino inossidabile della diva. Quando si rende conto di essere gravemente malata, l'irrequieta Beatrice decide di rivolgersi all'unica persona che le rimane, Claire, la figlia del suo ex amante che non vede da anni. Senza raccontare una storia particolarmente originale, Midwife è un lavoro solido che oscilla tra dramma e commedia esplorando il quotidiano di due donne eccezionali e antitetiche. Quanto Beatrice è esuberante, eccessiva, sfacciata e sicura di sé, tanto Claire è prudente e misurata. L'una ha passato la vita a dividersi tra uomini, gioco d'azzardo e champagne, senza privarsi di alcun piacere, mentre l'altra ha cresciuto un figlio da sola lavorando come levatrice. Morigerata e risparmiatrice, Claire trascorre il tempo libero coltivando il giardino che circonda il suo piccolo annesso agricolo, poco fuori da Parigi, e porta avanti una relazione semi platonica col camionista Paul (Olivier Gourmet) senza troppa convinzione. Ma il suo tran tran quotidiano è destinato a essere sconvolto dall'arrivo del ciclone Beatrice. A 73 anni Catherine Deneuve è ancora sensuale e spudorata. Complice il ruolo di Beatrice, cucitole addosso alla perfezione da Martin Provost, la diva rischierebbe di fagocitare Midwife con il suo carisma se il regista non avesse l'intuito di affiancarle un'attrice di pari talento. Grazie all'espressività di Catherine Frot quello che rischiava di trasformarsi in un assolo si rivela un elegante passo a due che alterna lacrime e risate. I momenti più riusciti del film sono proprio quelli che vedono in scena entrambe le protagoniste. Catherine vs. Catherine, Beatrice vs. Claire. La forza del perdono e della comprensione divengono così l'ingrediente fondamentale per superare un passato traumatico e consolidare un legame che si rivelerà prezioso per entrambe le donne. In un cinema che spesso mette le donne l'una contro l'altra, contrapponendovi grandi storie di amicizia al maschile, Midwife è un film controcorrente perché rivendica la possibilità della complicità tra due donne di mezza età che si spalleggiano nonostante l'abissale differenza caratteriale. Parigi diviene, così, teatro delle loro scorribande, scorribande ideate dalla terribile Beatrice che conduce un'esistenza al di sopra delle proprie possibilità guadagnando il denaro necessario per pagare i propri vizi al tavolo del casinò. Alla "cicala" Beatrice si contrappone, come da tradizione letteraria, la formica "Claire". La Midwife del titolo (nell'originale francese è Sage Femme) è la levatrice, mestiere esercitato dal personaggio di Catherine Frot. La scelta di porre questa professione al centro della storia dimostra la volontà di Martin Prevost di aprire una riflessione sulla natura del lavoro che, per Claire, è una vera missione. La donna, scioccata dalla separazione dei genitori e dalla perdita del padre, morto suicida, ha cresciuto a sua volta da sola un figlio che ora la prende doppiamente in contropiede informandola che la sua ragazza è incinta e poi confessandole di voler abbandonare gli studi di chirurgia per fare a sua volta l'ostetrico. In più la clinica in cui la donna lavora con passione sta per chiudere i battenti e i nuovi modernissimi ospedali che la chiamano a sostenere colloqui le risultano ostili così come i cambiamenti imposti dai tempi moderni alla sua professione. Che il mestiere dell'ostetrica sia centrale nell'economia del racconto lo si capisce dall'apertura in medias res in cui all'improvviso ci troviamo nel bel mezzo di un parto. L'esperienza si ripete in diverse occasioni in cui tocchiamo con mano le difficoltà e le gioie della professione di Claire. Questa scelta serve ad arricchire la nostra visione del personaggio, ma è anche una potente metafora dell'esistenza che mette a confronto chi possiede la capacità di procreare come Claire, in grado non solo di far nascere bambini, ma anche di prendersi cura delle persone che le stanno attorno, e chi ha preferito una via più egoistica e godereccia come Beatrice. Nel corso del film vedremo una progressiva evoluzione (o involuzione) di Claire, convinta dalla ex matrigna a lasciarsi andare, mentre Beatrice resterà granitica nelle sue abitudini e convinzioni. Martin Provost mette in scena questa duplice dinamica senza fornire giudizi di sorta riguardo a chi ha fatto la scelta più meritevole. Pur con un occhio di riguardo per la fascinosa creatura interpretata da Catherine Deneuve, il regista sembra amare in modo diverso, ma egualmente appassionato entrambe le sue protagoniste e questo sostanziale equilibrio rappresenta la vera forza del film insieme alla capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico nelle vicende di due donne sole che lottano per condurre una vita degna di essere vissuta.
Valentina D'Amico (Movieplayer.it)
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