Drammatico di Jane Campion con Abbie Cornish, Kerry Fox, Paul Schneider 119 minuti - Francia, Gran Bretagna, Australia 2009
In tempi d'intrattenimento volgare, può sembrare un atto di coraggio sconsiderato fare un film che ha al centro la grandezza della poesia; ma chissà che non ne nasca una virtuosa tendenza. Si riscopre il poeta romantico inglese John Keats, in Italia nel bel libro Vite congetturali di Fleur Jaeggy, a Cannes nel film della neozelandese Jane Campion, Bright star, che con esaltante dolcezza e incanto davvero poetico, evitando le noie delle biografie, racconta gli ultimi due anni di vita del giovane Keats, vissuti nella passione contraccambiata per la coetanea Fanny Browne. Jane Campion è la sola donna regista ad aver vinto una Palma d'oro, nel 1992, con Lezioni di piano, e in ogni suo film c'è sempre al centro un'eroina in lotta con le convenzioni sociali e ansiosa d'amore. Qui, tra immagini meravigliose di interni di belle case Regency e immensi campi fioriti alla periferia di Londra, all' inizio pare che stia per svolgersi una battaglia femminista tra poesia e ricamo, essendo la poesia un'arte maschile e il ricamo, allora, il solo modo di esprimersi del talento femminile. Per fortuna non è così. Siamo nel 1818, Keats (Ben Wishaw) ha 23 anni, è orfano e senza un penny, sua madre è morta di tisi, di tisi sta morendo il fratello Tom, e anche lui sputa sangue; le sue poesie, così immaginifiche e malinconiche esasperano i critici ma commuovono la vicina Fanny (Abbie Cornish) molto carina anche se deturpata dalla moda d'epoca, bruttissima, con cuffiette in casa e cappelloni a megafono fuori, vita alta e gonne sopra le caviglie. L'amore è infuocato perché casto, e tra i tanti film dove in totale nudità si geme e ci si divora e ci si penetra dappertutto e fin troppo, questa passione tra corpi completamente abbigliati e distanti, quegli sguardi di luce che fanno arrossire, quello sfiorarsi le guance con un'intimorita carezza, quelle attese di cui pare di sentire i battiti del cuore, quei baci sulla bocca come tra due bambini, risultano essere il solo momento veramente erotico del Festival. Senza televisione, si capisce che allora sì ci si divertiva davvero in compagnia: pranzi e danze, concerti e cantate in casa, lettura di poesie, corteggiamenti muti. O fruttuosi, mettendo incinta la cameriera, come fa l'amico e protettore di Keats, Charles Brown, (Paul Schneider) che forse ama in silenzio Fanny e forse la detesta perché distrae il poeta dalla sua arte; anche se invece i suoi versi più belli, come Ode to a nightingale sono ispirati da lei. Allora era ovvio che una ragazza di buona famiglia non sposasse uno senza soldi, né cedesse al desiderio: quando lui, a spese degli amici tra cui Shelley, parte per l'Italia per curare la tisi, lei non lo può seguire. Le lettere di lei sono andate perdute, quelle di lui sono tra le più belle missive d'amore mai scritte da un uomo. «Qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua» è l'epigrafe sulla tomba romana del poeta morto a 25 anni, nel febbraio del 1821. Fanny si cuce un vestito tutto nero, da vedova, ma poi, e questo il film non lo dice, pochi anni dopo si sposerà, avrà tre figli, e morirà a 65 anni.
Natalia Aspesi (La Repubblica)
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