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LA VOLPE E LA BAMBINA
Avventura per bambini
di Luc Jacquet
con Isabelle Carré, Bertille Noël-Bruneau
90 minuti - Francia 2007

Un titolo come La volpe e la bambina riflette echi letterari, soprattutto di carattere fiabesco: da La Fontaine a Saint-Exupéry, il cui Piccolo principe apprende da un «fenec», la volpe del deserto, che quello di addomesticare è un atto d'amore. Tuttavia la morale che si ricava dal film di Luc Jacquet, il regista del premiatissimo La marcia dei pinguini qui al suo esordio nella fiction, è assai differente. Tentando di conquistare l'amicizia di una volpe incrociata nel bosco, la decenne Bertille Noël-Bruneau apprende la lezione di segno opposto di un amore che implica il rispetto della diversità ed esclude il possesso. E del resto Jacquet, cresciuto nel montagnoso Ain a ridosso del Massiccio del Giura, piuttosto che alle favole si è ispirato a una reminiscenza infantile, quando raccogliendo funghi a primavera si era incantato a osservare una volpe poi dileguatasi. La medesima esperienza, narrata fuori campo al figlioletto dalla protagonista ormai adulta (Isabelle Carré doppiata da Ambra Angiolini), la vive sullo schermo Bertille: capelli rossi, occhi verdi e dotata di un coraggio e una determinazione che, grazie a lunghe ricerche, pazienti appostamenti e ingegnose tecniche d'approccio, le consentono sull'arco di quattro stagioni di instaurare un affettuoso rapporto con la fulva creatura. Visto attraverso gli occhi capaci di stupore della bambina, il film conduce in luoghi splendidi e remoti a rimirare a distanza ravvicinata il mondo degli animali quando agiscono inconsapevoli della nostra presenza: dall'alce all'istrice, dai lupi alla lince, dall'opussum all'orso bruno. Tutti ripresi, così come le volpi selvatiche, in quello straordinario habitat che è il Parco Nazionale degli Abruzzi. I cui scorci montati insieme con quelli dell'Ain vanno a comporre un paesaggio che pur partendo dalla realtà assume una suggestione fantastica e pressoché magica. Sono i valori sicuri di questa fiaba realizzata con molta abnegazione (bambini e animali sono l'incubo di ogni regista) e niente effetti speciali, che rischia a volte di scivolare nel patinato, ma contiene l'idea vincente di una natura chiusa nel suo mistero e da accettare così com'è.
Alessandra Levantesi (La Stampa)
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