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PIRATI DEI CARAIBI - Ai confini del mondo
Avventura
di Gore Verbinski
con Geoffrey Rush, Orlando Bloom, Keira Knightley, Johnny Depp
168 minuti - USA 2007

Mentre Cannes festeggia con i cinefili il cinema d' essai del prossimo anno, nelle sale - mille solo in Italia - è sbarcato il pirata Johnny Depp, uno di quei personaggi che hanno conquistato in questi anni il pubblico di ogni latitudine, battendo i record d' incassi e gradimento: perché il pirata è un classico da tempo assente dagli schermi, ma Depp lo interpreta con un gusto ironico e dissacratorio che ammette almeno due gradi di lettura, infantile e adulto, un eroe pittoresco tra il cartoon e il clown. Così, su e giù per i Caraibi e Singapore e poi girando a sinistra verso la geografia della fine del mondo, torna il pirata rockettaro, buffo e un pò bisex, il popolare Jack Sparrow, una miniera d' oro che l' attore non intende abbandonare. E così lascia che il soggetto stereotipato di questa terza parte (sceneggiatura è una parola grossa), Ai confini del mondo, quasi tre ore che sembrano il doppio, lo abbandoni solo in mare aperto con una cartina in mano e una mission da finire. Nulla si crea e nulla si distrugge (hanno girato tutto insieme il materiale per i tre film) in quest' avventura sempre diretta da Verbinski, autore di paura, in piena sintonia con effetti digitali ma con una frenata fantasia, anche se c' è la new entry di un pirata cinese e appare pure Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, il vero ispiratore di Sparrow. Tutto il resto è un trionfo di marketing e gadget, materiale di riciclo dalle puntate miliardarie precedenti (la profetessa, l' uomo piovra, gli spiriti) e quindi ben note ai piccini che si spaventano alle onde macabre del destino marinaro (lugubre vascello fantasma dell' Olandese volante) parteggiando per il prode Depp, all' inizio scomparso nello scrigno come in La grande magìa di Eduardo. Ma Orlando Bloom e la sua bella Keira Khnightley non avevano litigato e pure tradito? Ma va, non importa, il bello dei serial è che si ricomincia azzerando i capricci. Per battere la ciurma dei teschi, ci vuole uno sforzo comune, con Barbarossa e i pirati della Fratellanza, ma prima urge ritrovare Jack clonato ai confini del mondo e vagante dantescamente (sarà l' ultimo nel soppresso Limbo?). Will, un Orlando Bloom che sembra sazio di acqua, ha un suo scopo, ma lavora di gruppo con l' aria da bravo ragazzo, da pirata della nave accanto. Acque infide e super battaglia navale finale di 45 minuti, tempeste e sonoro da urlo, non senza aver mostrato prima la nave che scivola in acqua dal deserto spinta da migliaia di gentili rospetti; e, top di un kolossal senz' anima, il passaggio marino delle anime morte con Keira che vuole riacciuffare il suo «papi». Grazie al computer, a 200 milioni di dollari dei salvadanai Disney & Bruckheimer associati, non mancano effetti ed effettacci in stile efferato-grottesco (si leccano sassi e cervelli scoperti), horror-ironico (un pirata parla come la Chetta dei Legnanesi). Depp ha creato un personaggio simpaticamente debordante che si può permettere quasi di tutto, anche di affondare con la nave per poi rigirarsi sopra, 360 gradi. Il film sembra di averlo già visto, è una natura morta dal punto di vista «drammatico», ma si avvia a un box office miliardario e così si teme continui. Disney (lo saprà?) fa anche un omaggio a Rohmer: il primo effetto è la ricerca di un raggio verde. E attenzione che i pirati fra loro si chiamano «compagni», per ora niente partito democratico.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)
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