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NOTTURNO BUS
Commedia
di Davide Marengo
con Roberto Citran, Ennio Fantastichini, Valerio Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno, Francesco Pannofino
104 minuti - Italia 2007

Notturno bus, e l'apparizione di un nuovo regista che è Davide Marengo, sono da salutare come new entry degne della massima attenzione. Costruito intorno a un romanzo, quello di Giampiero Rigosi (Einaudi Stile Libero), supportato da collaborazioni artistiche di pregio (Arnaldo Catinari alla fotografia), e da un bel cast con Valerio Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno e Ennio Fantastichini in prima linea, l'intreccio brillantemente presentato e brillantemente sostenuto dagli interpreti è quello di un "giallorosa", se possiamo servirci di una terminologia un po' rétro. Mastandrea tranviere romano molto sfigato, senza una donna e pieno di debiti di gioco, incrocia il suo percorso con quello di una seducente ladra e falsaria. La quale ha commesso l'imprudenza peraltro inconsapevole di andare a ficcare il naso in delitti più grandi di quelli che può permettersi. Il terzo personaggio (Fantastichini, molto "in parte") è un superpoliziotto che vigila - per conto di qualcuno molto in alto - sul "maltolto per sbaglio" (un microchip) ma finisce per guardare con benevolenza alla strana coppia. E altri due personaggi, poliziotti non super che sembrano la versione umana di Orazio e Gaspare della Carica dei 101, sono molto maneschi ed hanno il compito di eseguire i lavori sporchi, si avvalgono delle ottime caratterizzazioni di Roberto Citran e Francesco Pannofino. Ecco: gradevole, brillante, divertente (non proprio sempre ma quasi). Ma c'è un altro aspetto. Il film ha tutta l'aria di nutrire una grande ambizione, di candidarsi a diventare "fenomeno" come lo sono diventati Notte prima degli esami e Tre metri sopra il cielo (e derivati). Lo dichiara una calcolata strategia di marketing, una campagna di lancio molto strutturata intorno alla valorizzazione degli elementi contenuti nella storia. E, vistosamente, quei titoli di coda che hanno abbinato l'idea dell'autobus dal quale vediamo scendere un numero spropositato di persone, volti noti o no, sulle note trascinanti della Paranza cantata da Daniele Silvestri. Cresce l'autorevolezza di Mastandrea (che, a scanso di equivoci, fa bene a partecipare ad avventure di "confezione" come questa) ma resiste il retropensiero sulle sue potenzialità non del tutto esplorate.
Paolo D'agostini (La Repubblica)
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